Fim-Cisl propone la settimana lavorativa corta

Il sindacato Fim-Cisl chiede l’apertura di un confronto sulla settimana corta di 4 giorni con gli altri sindacati del settore (Fiom-Cgil e Uilm-Uil) e le controparti datoriali 

Il segretario generale dei metalmeccanici della Fim-Cisl, vista la positiva sperimentazione della settimana corta nel Regno Unito in 61 aziende, con interessanti risultati sia per le aziende che per i lavoratori, ha richiesto un confronto tra parti sociali affinchè anche in Italia ci si possa muovere nella stessa direzione. Ha altresì rappresentato che è tempo di regolare il lavoro, soprattutto nel settore manifatturiero, in modo più sostenibile, libero e produttivo. I salti tecnologici ed organizzativi che si stanno realizzando in tante aziende metalmeccaniche devono spronare ad andare oltre e superare gli eventuali ostacoli. È possibile ripensare gli orari aziendali e ridurli non contro la competitività aziendale ma ricercando nuovi equilibri e migliori risultati.
Già lo scorso anno la Fim-Cisl ha proposto di negoziare, soprattutto a livello aziendale, una forma di lavoro fatta di 4 parti di attività piena e 1/5 di riduzione d’orario che possa essere dedicata anche a formazione o ai carichi di cura.
Per il Sindacato non si tratta di ridurre gli orari in modo generico ma di rendere il lavoro maggiormente sostenibile e flessibile verso i bisogni delle persone. Significa rendere i posti di lavoro più attrattivi, in un’epoca dove tanti lavoratori, soprattutto giovani, stanno cambiando posto di lavoro e le competenze si muovono nel mercato del lavoro.

Contribuzione volontaria 2023 per dipendenti non agricoli, autonomi e iscritti alla Gestione separata

L’INPS si occupa dei contributi volontari relativi al 2023 di alcune categorie di soggetti, indicando, tra l’altro, le aliquote contributive alla luce della variazione percentuale verificatasi nell’indice dei prezzi al consumo comunicata dall’ISTAT (INPS, circolare 20 febbraio 2023, n. 22).

Si tratta, in particolare, dei versamenti volontari dei lavoratori dipendenti non agricoli, degli iscritti all’evidenza contabile separata del FPLD e degli iscritti al Fondo Volo e al Fondo dipendenti Ferrovie dello Stato S.p.A., degli iscritti al Fondo speciale Istituto Postelegrafonici (ex IPOST), dei giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti, dei versamenti volontari nelle gestioni degli artigiani e dei commercianti e degli iscritti alla Gestione separata.

 

La variazione percentuale verificatasi nell’indice dei prezzi al consumo, per le famiglie di operai e impiegati, tra il periodo gennaio 2021 – dicembre 2021 e il periodo gennaio 2022 – dicembre 2022, è stata comunicata dall’ISTAT nella misura del +8,1%.

 

Riguardo ai lavoratori dipendenti non agricoli, sulla base della predetta variazione dell’indice ISTAT, per l’anno 2023: la retribuzione minima settimanale è pari a € 227,18; la prima fascia di retribuzione annuale oltre la quale è prevista l’applicazione dell’aliquota aggiuntiva dell’1%, è di € 52.190,00; il massimale di cui all’articolo 2, comma 18, della Legge n. 335/1995, da applicare ai prosecutori volontari titolari di contribuzione non anteriore al 1° gennaio 1996 o che, avendone il requisito, esercitino l’opzione per il sistema contributivo, è pari a € 113.520,00.

 

Viene indicata l’aliquota contributiva a carico dei lavoratori dipendenti non agricoli, autorizzati alla prosecuzione volontaria nel FPLD con decorrenza successiva al 31 dicembre 1995, che è pari al 33% mentre, con decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1995, è confermata l’aliquota del 27,87%.

 

Gli iscritti all’evidenza contabile separata del FPLD (Autoferrotranvieri, Elettrici, Telefonici e dirigenti ex INPDAI) e al Fondo dipendenti Ferrovie dello Stato S.p.A. continuano a versare la stessa aliquota vigente per la contribuzione obbligatoria, pari al 33%. Per i prosecutori volontari nel Fondo Volo restano invariate le aliquote contributive differenziate in relazione alla data di iscrizione al Fondo, all’anzianità complessivamente maturata, anche in gestioni diverse, al 31 dicembre 1995 e all’adesione ai Fondi complementari.

 

Nessuna variazione nemmeno per l’aliquota IVS dovuta dagli iscritti al Fondo speciale Istituto Postelegrafonici che si conferma, quindi, al 32,65%.

 

Versano la stessa aliquota contributiva IVS vigente nell’assicurazione generale obbligatoria, pari al 33%, anche giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti iscritti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) ovvero all’evidenza contabile separata dello stesso FPLD.

 

L’importo dei contributi volontari degli artigiani e degli esercenti attività commerciali per il corrente anno dovrà essere calcolato con le seguenti aliquote: 24% e 24,48%, rispettivamente per artigiani e commercianti titolari di qualunque età e collaboratori di età superiore ai 21 anni; 23,25% e 23,73% per artigiani e commercianti collaboratori di età non superiore ai 21 anni.

 

Per i versamenti volontari nella Gestione separata, infine, per la determinazione del contributo volontario deve essere presa in considerazione esclusivamente l’aliquota IVS vigente per i soggetti privi di altra tutela previdenziale e non titolari di pensione pari, per l’anno 2023, al 25% per i professionisti e al 33% per i collaboratori e per le figure assimilate.

 

Poiché nel 2023 il minimale per l’accredito contributivo è fissato in € 17.504,00, per il medesimo anno l’importo minimo dovuto dai prosecutori volontari della Gestione separata non potrà essere inferiore a € 4.376,04 su base annua e a € 364,67 su base mensile per quanto concerne i professionisti e a € 5.776,32 su base annua e a € 481,36 su base mensile per quanto concerne tutti gli altri iscritti.

 

Consolidato Nazionale: modalità e limiti di utilizzo di crediti trasferiti

Le società partecipanti al consolidato possono trasferire alla consolidante crediti d’imposta per un ammontare non superiore all’IRES risultante, a titolo di saldo e di acconto, dalla dichiarazione dei redditi del consolidato (Agenzia delle Entrate, risposta a istanza di interpello 22 febbraio 2023, n. 220).

Con la risposta in commento l’Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti al quesito posto da una società che ha esercitato l’opzione per il regime del consolidato fiscale, relativamente alle modalità e limiti di utilizzo dei crediti trasferiti, secondo quanto disposto dall’art. 7, co. 1, lett. b), del D.M. 1° marzo 2018, il base al quale ciascun soggetto può cedere, ai fini della compensazione con l’imposta sul reddito delle società dovuta dalla consolidante, i crediti utilizzabili in compensazione, nel limite previsto dall’art. 34 della L. n. 388/2000, per l’importo non utilizzato.

 

In aggiunta, l’istante rappresenta che il credito IVA legittimamente ceduto nel 2020 resta nel 2021 ancora una volta inutilizzato, per questo motivo chiede se il predetto credito possa essere riportato a nuovo nella dichiarazione consolidata dell’esercizio 2021, pur se per tale annualità non sussiste alcun debito IRES.

 

Nel fornisce risposta, l’Amministrazione finanziaria, con riferimento al consolidato fiscale, sottolinea che gli articoli 117 e seguenti del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) consentono di determinare in capo alla società o ente controllante un’unica base imponibile costituita dalla somma algebrica degli imponibili di ciascuna società partecipante. In particolare, l’articolo 121 prevede che ciascuna società partecipante al consolidato debba redigere e presentare, secondo le modalità e i termini previsti dal D.P.R. n. 322/1998, la propria dichiarazione dei redditi senza liquidare la relativa imposta, comunicando alla società o ente controllante il proprio reddito complessivo, le ritenute subite, le detrazioni e i crediti d’imposta spettanti, compresi quelli compensabili (art. 17, D.L.gs. n. 241/1997), e gli acconti autonomamente versati (prima dell’accesso al consolidato). A seguire, l’art. 122 prevede che la società o ente controllante presenta la dichiarazione dei redditi del consolidato, calcolando il reddito complessivo globale e procedendo alla liquidazione dell’imposta di gruppo.

 

Ciò premesso, le società partecipanti al consolidato possono, dunque, trasferire alla consolidante crediti d’imposta per un ammontare non superiore all’IRES risultante, a titolo di saldo e di acconto, dalla dichiarazione dei redditi del consolidato, e comunque in misura tale da non eccedere il limite che, per effetto della Legge di bilancio 2022, a decorrere dal 1° gennaio 2022, è stato elevato a 2 milioni di euro. Gli stessi crediti possono essere utilizzati dalla controllante esclusivamente per il pagamento della predetta IRES (a titolo di saldo e acconto), con la conseguenza che non può residuare in capo alla consolidante un’eccedenza a credito.

Con riferimento al caso specifico, non viene condivisa quindi la soluzione prospettata dall’istante, in quanto il credito IVA trasferito dalla consolidata relativo all’anno d’imposta 2020 poteva essere utilizzato esclusivamente per compensare il debito IRES risultante dalla dichiarazione dei redditi del consolidato (modello CNM) relativo all’anno d’imposta 2020, a titolo di saldo per il periodo d’imposta 2020 e di acconto per il periodo d’imposta 2021.

 

Pertanto, assumendo che il credito IVA sia stato maturato e rispetti tutti i requisiti e le condizioni previste dalla normativa applicabile, la consolidante avrebbe dovuto utilizzare in compensazione il credito IVA, trasferito dalla consolidata, per il pagamento del saldo IRES relativo al periodo d’imposta 2020 e per il pagamento del primo e/o secondo acconto IRES relativo al periodo d’imposta 2021. In questo modo, non sarebbe rimasto alcun credito residuo da utilizzare in periodi di imposta successivi. D’altronde, all’atto del trasferimento del credito IVA da parte della consolidata, l’importo dovuto dal consolidato a titolo di saldo 2020 e acconto 2021 era già noto, pertanto non è plausibile che residui alcun credito da utilizzare nei successivi periodi d’imposta.

CCNL Calzature – Industria: E.G.R. a marzo

Con la retribuzione del mese di marzo previsti 300,00 euro a titolo di Elemento di Garanzia Retributiva 

L’Ipotesi di Accordo del 21 giugno 2021 sottoscritto tra l’Assocalzaturifici Italiani e la Femca – Cisl, la Filctem – Cgil, la Uiltec – Uil per i  dipendenti delle aziende industriali che producono calzature, delle fabbriche di calzature di gomma non annesse agli stabilimenti per la produzione della gomma e  delle fabbriche per la confezione di calzature che non rientrano nella sfera di applicazione di altri contratti collettivi,  ha previsto per i lavoratori di società prive della contrattazione aziendale o territoriale che non percepiscono altri trattamenti economici individuali o collettivi un importo a titolo di elemento di garanzia retributiva pari a 300,00 euro.
Tale cifra, prevista dal 2021, sarà uguale per tutti i lavoratori e omnicomprensiva di ogni incidenza su tutti gli istituti legali e contrattuali, diretti, indiretti e differiti, ivi compreso il t.f.r. e verrà corrisposta interamente ai lavoratori in forza dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2022.L’e.g.r. sarà proporzionalmente ridotto in dodicesimi per gli altri lavoratori, considerando come mese intero la frazione di mese superiore a 15 giorni e riproporzionato per i lavoratori a tempo parziale, in base al minor orario contrattuale. L’erogazione avverrà con la retribuzione del mese di marzo. 
Le aziende in situazione di crisi rilevata nel 2022  e/o nel 2023, che hanno ricorso o ricorrano agli ammortizzatori sociali (mobilità inclusa) o abbiano formulato istanza per il ricorso alle procedure concorsuali potranno definire con RSU e/o OO.SS. di categoria la sospensione, la riduzione o il differimento della corresponsione per l’anno di competenza.